Il termine inglese stalker deriva dal
linguaggio tecnico della caccia: inseguire, dare la caccia, braccare, pedinare.
È costituito da comportamenti come telefonate, lettere anonime, pedinamenti,
minacce e aggressioni nella vita privata di un’altra persona, mettendo in atto
una violazione della libertà personale.
L’attenzione verso questo fenomeno nasce
negli Stati Uniti a seguito del caso di molestie ed il successivo omicidio di
Rebecca Schaeffer, un’attrice televisiva uccisa nel 1989 da un ammiratore
affetto da problemi mentali.
Secondo il Codice Antistalking redatto
dal Congresso degli Stati Uniti nel 1992, per parlare di stalking è necessaria
la presenza di alcuni elementi, quali: una condotta continuativa volta a
seguire e/o minacciare; la reiterazione per almeno due volte; attenzione
rivolta, oltre che alla vittima, anche ai membri della sua famiglia;
consapevolezza della capacità dell’azione messa in atto di incutere timore.
Molti elementi possono preannunciare un
comportamento violento, ma spesso la donna non li considera come un pericolo.
Per capire Thanatos bisogna comprendere
anche Eros, attraverso lo sviluppo dell’affettività.
Lo sviluppo affettivo che un individuo
attraversa nei primi anni di vita può influenzare l’evoluzione e la costruzione
dell’identità.
Autori come Spitz e Bowlby hanno
evidenziato le conseguenze della deprivazione affettiva durante l’infanzia, tra
cui rallentamento nello sviluppo psico – fisico, gravi alterazioni della sfera
affettiva, difficoltà nell’instaurare relazioni affettive, deterioramento delle facoltà
cognitive.
Dal
punto di vista clinico, già la psichiatria ottocentesca aveva già evidenziato
la persecuzione intrusiva legata alle relazioni affettive, mentre nel ‘900 è stata delineata la figura del
persecutore “erotomane”.
Come
già detto, il fenomeno stalking è
costituito da ripetute, indesiderate comunicazioni e/o intrusioni inflitte da
un individuo a un altro e che producono paura e ricerca di controllo sull’altro,
come succede ad esempio anche nell’esibizionismo e nella scatologia telefonica
(parafilie) dove troviamo la volontà di “sorprendere” l’altro privandolo della
propria libertà individuale ed entrando di forza nella sfera intima dell’altro.
Negli episodi di persecuzione ed
uccisione della donna, a differenza degli omicidi seriali, avviene quando
questa si rifiuta di soddisfare le richieste del partner (e/o ex) in quanto
decide di uscire dalla sfera di
influenza psicologica di quest’ultimo; è in questo momento di ricerca di
indipendenza e libertà che l’uomo sente che ha perso la sua “proprietà” e la
non tolleranza della frustrazione del rifiuto consente loro di vedere come
unica opzione disponibile il ricorso ad una violenza letale.
Caratteristica fondamentale del
persecutore è quella di avere una struttura narcisistica di personalità che gli
impedisce di instaurare adeguate relazioni oggettuali: per il narcisista
l’altro non esiste in quanto essere autonomo con le sue esigenze, ma
semplicemente come specchio per il proprio ego e per manifestare il proprio
potere.
Il narcisista intrattiene relazioni con
degli oggetti – sé ed evita qualsiasi scambio autentico di emozioni, proprio
come fa il persecutore che, anche se dice “ti amo” all’oggetto delle sue
molestie, in realtà sta pronunciando parole vuote, prive di significato, perché
appunto all’altro non viene riconosciuta la possibilità di regolare il
rapporto, ma deve solamente sottostare ai ritmi imposti dallo stalker.
Trasformazione della relazione d’oggetto
in una relazione di potere nella quale l’obiettivo principale è il mantenimento
del controllo assoluto: controllo e intrusione nelle frequentazioni e amicizie,
o nelle abitudini quotidiane della donna; uso di minacce e intimidazioni; messa
in atto di un comportamento possessivo formato da complimenti alternati ad
atteggiamenti denigratori e svalutanti; uso continuo dei meccanismi della
consapevolezza e del ricatto.
All’inizio, il soggetto perverso non
cerca di distruggere la vittima, ma esercita una forma di seduzione per
conquistarne la fiducia e ottenere il controllo della relazione fino ad
arrivare a minacce ed intimidazioni: chiamate/messaggi insistenti; controllo
economico, negli spostamenti e nelle amicizie; critiche nel modo di vestire; rimproveri
davanti altre persone; critiche verso le amicizie; umiliazioni, insulti,
violenza fisica e pressione psicologica.
È evidente come lo stalker utilizzi il
potere all’interno della relazione sentimentale, con l’obiettivo di mantenere
il controllo sul proprio oggetto sia da un punto di vista fisico che psicologico.La
ricerca del potere utilizza una forma perversa di comunicazione: dapprima la
conquista della fiducia della vittima attraverso un comportamento adeguatamente
buono; una volta ottenuta la fiducia ogni successivo messaggio ha lo scopo di
minacciare e intimidire. A lungo andare questa modalità comunicativa e
l’intrattenimento di relazioni patologiche può portare ad un agito narcisistico
sino ad arrivare al disturbo antisociale e alla vera e propria psicopatia.
Maria I. Cattolico
Psicologa
Bibliografia
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